perchè si uccide un magistrato

Il cinema di impegno politico-civile è caratteristica peculiare del grande Damiano Damiani che proprio su di esso ha costruito buona parte della sua filmografia più riuscita (quella che preferisco). In questo film Damiani cerca di puntare il dito contro le collusioni tra mafia, potere politico e magistratura e anche contro la manipolazione degli organi di informazione: il quadro che ne viene fuori è assolutamente sconfortante (e incredibilmente attuale, anche a distanza di quasi 40 anni) e c’è un epilogo spiazzante che lo spettatore non si aspetta… Protagonista della storia è, ancora una volta, Franco Nero che, con questa pellicola, conclude una sorta di ideale e magnifica quadrilogia di denuncia sociale diretta da Damiani (i primi tre titoli sono “Il giorno della civetta” dal romanzo di Sciascia, “Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica” e “L’istruttoria è chiusa: dimentichi”). Come si evince già dal titolo, il film in oggetto tratta della morte di un alto magistrato; è curioso che il suddetto si chiami Traini (lo stesso nome del sostituto procuratore interpretato da Nero in “Confessione di un commissario…”), quasi a voler costituire un ideale trait d’union con il film precedente: la differenza però sta nel fatto che lì Traini era un personaggio assolutamente positivo mentre stavolta è un magistrato palesemente corrotto ed invischiato in trame mafiose che va incontro ad una triste fine. Molto interessante e originale è anche l’aspetto metacinematografico: il protagonista della storia è un regista che, con un suo film, denuncia apertamente determinati giochi di potere per scuotere le coscienze e poi vede realmente avverarsi ciò che, in un certo senso, aveva “profetizzato” sullo schermo. Chissà, forse Damiani ha voluto descrivere se stesso… o forse no, visto il beffardo finale… Il cast è ricchissimo di caratteristi ben noti agli amanti del cinema di genere italiano (Luciano Catenacci, Tano Cimarosa, Marco Guglielmi, Renzo Palmer ed Elio Zamuto) e funziona molto bene: Franco Nero è sempre un protagonista che non delude mai e Françoise Fabian è assolutamente bravissima nei panni della vedova inconsolabile disposta a tutto pur di difendere il buon nome del marito ucciso. Viene invece sfruttata in un ruolo del tutto marginale (peccato) la stellina Eva Czemerys che sfoggia un brutto taglio corto di capelli e si limita ad un paio di caste apparizioni nei panni dell’amante di Nero.

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Giacomo Solaris (Franco Nero) è un giovane regista cinematografico con buone amicizie nella polizia palermitana e nella redazione di un quotidiano scandalistico, Sicilia Notte. Sfruttando queste amicizie e le confidenze di un commissario (Gianni Zavota) e del costruttore mafioso Terrasini (Renzo Palmer), Solaris gira un drammatico film di impegno civile con il quale denuncia le malefatte e la corruzione di un alto magistrato che, nel finale, viene ucciso dalla mafia in combutta con il potere politico. Il film suscita grande scalpore a Palermo in quanto la figura del giudice corrotto richiama in maniera neanche troppo velata quella del Dr. Traini (Marco Guglielmi), persona stimatissima in città. Sulla sua scrivania piove una denuncia nei confronti del film (accusato di vilipendio della magistratura) e conseguente richiesta di sequestro ma Traini visiona la pellicola con gusto e divertimento, invita Solaris a cena a casa sua e si congratula con lui per il suo coraggio. Qualche giorno dopo accade il fattaccio: Traini si reca ad un appuntamento mattiniero al parco della Favorita e viene freddato a colpi di pistola. I giornali si tuffano a pesce sulla notizia formulando le ipotesi più fantasiose e complottiste: delitto di mafia, delitto politico o tutti e due insieme? Solaris è sconvolto dalla vicenda e poichè si sente in qualche maniera responsabile dell’accaduto decide di indagare per conto suo cercando di strappare qualche soffiata al suo amico commissario o qualche rivelazione alla vedova di Traini (Françoise Fabian) che si mostra apertamente astiosa e ostile e lo detesta per aver infangato il coniuge. Alla fine risulteranno decisive le osservazioni fatte a Solaris da Terrasini prima che lo stesso venga ucciso in un regolamento di conti… I loro dialoghi sono pungenti e illuminanti: “La mafia non esiste, invenzione dei giornali è!”

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Il film è teso e avvincente e regala 2 sequenze agghiaccianti: l’uccisione di Renzo Palmer (che viene prima inseguito da 2 killer a bordo di una moto e poi viene letteralmente riempito di piombo) e l’omicidio del mafioso latitante Bellolampo che, sottoposto ad emodialisi per problemi ad un rene, viene ucciso dal suo dottore che gli provoca una embolia; mentre il poveretto si contorce dal dolore, il dottore legge tranquillamente il giornale e ascolta un disco (“L’indifferenza”, cantata da Iva Zanicchi). La colonna sonora è affidata al Maestro Riz Ortolani e non delude (come sempre), anche se il tema principale richiama in modo inequivocabile quello del precedente “No, il caso è felicemente risolto”. Poco male, ci può stare che il grande Riz citi se stesso…

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Cast principale:

Franco Nero

Françoise Fabian

Marco Guglielmi

Renzo Palmer

Elio Zamuto

Luciano Catenacci

Tano Cimarosa

Eva Czemerys

Regia: Damiano Damiani

Edizioni in dvd: Blue Underground (USA)

Formato video 1,85:1 anamorfico

6 risposte a “Perchè si uccide un magistrato (1974)”

  1. bellissimo!!!

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  2. splendido film con un cast eccezzionale! A proposito di Franco, che ne dici di : giornata nera per l’ariete?

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  3. Molto carino, un giallo interessante ben diretto da Camillo Bazzoni (regista di uno dei miei cult, ovvero “Le orme”). Prossimamente entrambi su queste pagine… 🙂

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  4. Ciao!Ho appena scoperto il tuo blog! Non c’è un modo di effettuare ricerche nel tuo blog, digitando nomi?

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  5. Ciao. Usa la funzione “Ricerca su questo sito” digitando il nome dell’attore e usciranno tutti i post in cui l’attore è citato. 🙂

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  6. A quei tempi, l’unico mezzo alternativo all’informazione di massa e controllata, penso proprio fosse unicamente costituito da film come questo. Molto bello davvero. Su questo genere, io rammento anche Corruzione al palazzo di giustizia, anch’esso fortemente lucido e pungente.

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