un borghese piccolo piccolo

Film meraviglioso e amarissimo tratto dall’ omonimo romanzo di Vincenzo Cerami, ottimamente diretto da un Mario Monicelli come al solito in gran forma e interpretato da un superbo Alberto Sordi che incarna magnificamente la figura dell’ italiano medio borghese degli anni ’70. Un film dai due volti spaccato esattamente in due tronconi: una prima parte da commedia agrodolce e sardonica e una seconda, invece, dai toni drammatici, cupi e disperati. Monicelli tratteggia con ironia e cinismo l’ Italietta nella quale le raccomandazioni giuste possono farti ottenere un posto fisso statale da un capufficio che si gratta la forfora dalla testa e, soprattutto, sbeffeggia con gusto addirittura la temuta e segretissima massoneria, rappresentandone i membri come una sorta di gruppetto di dopolavoristi buontemponi e incappucciati che sottopongono gli iniziati a prove risibili dai nomi terribili (la prova del fuoco consiste nel resistere alla fiammella di un accendino tenuta a debita distanza dalla mano per non farla scottare e la prova della morte nel bere un bicchierino di amaro Montenegro!)… Il personaggio di Sordi ha una evoluzione eclatante e ci conduce in un appassionante viaggio nei meandri della psiche umana e nei suoi anfratti più bui, allorquando un episodio violento e inatteso (la morte dell’ adorato e unico figlio) lo trasforma da anonimo impiegato a terribile e determinato aguzzino mosso da un cieco e feroce desiderio di vendetta. Il figlio è Vincenzo Crocitti, una tantum al di sopra dei suoi modesti standard recitativi, e la madre è una piuttosto scialba Shelley Winters che però darà anch’ essa nella seconda parte il meglio di sé. Terribile la scena girata all’ interno della camera mortuaria del cimitero, una sorta di Babilonia dove le bare vengono accatastate una sull’ altra in attesa di una sistemazione definitiva e dove regnano sovrani caos e disorganizzazione mescolati alla disperazione dei congiunti che piangono i propri cari… Inutile dire che il film ha fatto incetta di premi (5 David di Donatello, 4 Nastri d’ argento e nomination a Cannes per la palma d’ oro) e che sia uno dei film italiani anni ’70 che bisogna aver visto almeno una volta nella vita. Irrinunciabile.

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Giovanni Vivaldi (Alberto Sordi) è un impiegato del ministero che, giunto alle soglie della pensione dopo 30 anni di servizio, ha come unico pensiero quello di sistemare suo figlio Mario (Vincenzo Crocitti), che è appena diventato ragioniere. Il ragazzo non è propriamente brillantissimo ma il padre si prodiga in ogni modo con i suoi superiori, arrivando al punto di umiliarsi con il suo capufficio Spaziani (Romolo Valli) pur di ottenere la raccomandazione giusta che possa garantire al ragazzo l’ ingresso al ministero. Di lì a poco ci sarà infatti un concorso per 900 posti e Giovanni è convinto che con i giusti agganci si possa e si debba favorire suo figlio. Dopo le sue pressanti insistenze Spaziani si convince e gli propone di entrare nella massoneria: solo così potrà godere di determinati privilegi e favoritismi. Giovanni accetta e, qualche giorno dopo aver partecipato al suo rito iniziatico, riceve da Spaziani in anteprima la traccia del tema scritto che toccherà a Mario per l’ esame… Giunge il fatidico giorno: Mario ha indossato il suo vestito migliore, ha comprato 7 penne biro e la madre (Shelley Winters) sparge incenso negli angoli della casa per propiziargli una buona sorte. Mentre padre e figlio si stanno recando alla sede degli esami per la prova scritta avviene la tragedia: alcuni delinquenti, dopo aver rapinato una banca, esplodono dei colpi con una mitraglietta durante una sparatoria con la polizia. Giovanni e Mario si trovano proprio nei pressi, un colpo vagante colpisce Mario e lo uccide all’ istante… Naturalmente Giovanni resta segnato dal tragico evento e anche sua moglie ne subisce le conseguenze, apprendendo la ferale notizia dalla tv: lo shock le causerà una paralisi e la perdita della parola… Da quel momento la vita di Giovanni avrà come unico scopo la vendetta e l’ occasione gli si presenterà durante un confronto all’ americana in questura: convocato per il riconoscimento di alcuni balordi coinvolti nella rapina, Giovanni individua il colpevole tra i sospettati ma finge di non riconoscerlo. Inizia a pedinarlo e una sera lo aggredisce a colpi di cric; poi lo carica in macchina e lo nasconde in un capanno dove si recava a pesca con suo figlio. Dopo averlo immobilizzato su una sedia legandogli mani e piedi con del filo di ferro, assisterà con sadismo alla sua lenta agonia…

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Cast principale:

Alberto Sordi

Vincenzo Crocitti

Shelley Winters

Romolo Valli

Regia: Mario Monicelli

Edizioni in dvd: Filmauro

Formato video 1,85.1 anamorfico

2 risposte a “Un borghese piccolo piccolo (1977)”

  1. Film dai tratti molto tristi e amari, ma dai contenuti sempre attuali. Piuttosto fedele al romanzo dal quale è tratto.

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  2. Straordinario come al solito Albertone nazionale. Una cosa che non ho mai capita è il titolo, davvero poco azzeccato, ovvero la sua accezione negativa nel tratteggiare la figura del protagonista. Sarà pure un borghese medio ma vive solo ed unicamente per la sua famiglia, quanti padri ci sono come lui? Quanti soffrivano e soffrono per l’avvenire dei propri figli? Più indicato sarebbe stato chiamarlo: un eroe borghese od un eroe piccolo piccolo. Quanti film polizieschi rape &revenge abbiam visto? Tutti i protagonisti che si fan giustizia da soli son borghesi piccoli piccoli allora? Sarà ma io empatizzo col protagonista e poi una volta tanto permettetemi una rivincita del cinema sulla letteratura: io il romanzo senza l’interpretazione di Alberto Sordi non lo voglio neanche leggere, il cinema spesso racconta di più e meglio !

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