verginità

“Verginità” è una pellicola decisamente singolare, ben diretta da Marcello Andrei (co-autore anche della sceneggiatura insieme all’onnipresente Piero Regnoli) e che tratta un argomento tabù: si vuol dimostrare che la verginità è un valore che travalica i limiti spazio-temporali e che la sua perdita può essere causa di infamia e disonore, che si tratti della fredda Russia nel diciannovesimo secolo o della nostra calda Sicilia nel ventennio fascista. Il film si divide quindi in due episodi: il primo, della durata di circa 40 minuti, è ambientato in Russia e vede protagonista Franca Gonella, Dagmar Lassander e Yves Beneyton. Il secondo, molto più convincente e incisivo (e anche più lungo, 60 minuti), si svolge invece in Sicilia e si avvale dell’interpretazione di un monumentale Enrico Maria Salerno, affiancato da Junie Vetusto, Gianni Musy e Annabella Incontrera.
Il film, conosciuto anche con il titolo alternativo “Amore e morte”, risulta crudo e spiazzante e ciò che colpisce è la negatività di fondo di tutti i personaggi che gravitano intorno alle due sventurate protagoniste (la Gonella e la Vetusto), destinate a perdere la propria verginità in maniera traumatica con tutto ciò che ne consegue: e i più negativi sono proprio coloro che se ne dichiaravano innamorati… Risulta impressionante il cinismo di Yves Beneyton e, soprattutto, la clamorosa esplosione di furia di Enrico Maria Salerno che regala un’interpretazione davvero pazzesca per intensità e bravura. E anche la sua “parlata” siciliana è di tutto rispetto. Chapeau.
Indubbiamente i due episodi sono profondamente diversi tra loro e di qualità troppo differente, con la bilancia che pende inesorabilmente a favore del secondo (teso e memorabile) che riscatta ampiamente un primo segmento che a tratti risulta un po’ fiacco e inconsistente. In questa seconda parte il film lambisce finanche i confini della commedia grottesca: le scene della “vestizione” di Enrico Maria Salerno ad opera delle due vecchie sorelle zitellacce (e sempre vestite a lutto), a ritmo di comica anni ’20, rappresentano un momento spensierato che fa rilassare lo spettatore prima di colpirlo con inusitata violenza. Alla fine della visione resta un senso di profonda amarezza, sottolineato a dovere dalle ottime musiche del Maestro Enrico Simonetti, a tratti inquietanti così come lo sono i quadri che si ammirano sui titoli di testa. Il finale, tragico e crudele, è da antologia. Una pellicola controversa ma affascinante, ancora oggi inedita su qualsiasi supporto ma indubbiamente da recuperare.

Russia, 1.800. Mascia (Franca Gonella) e lo studente Vanka (Yves Beneyton) sono fidanzati e innamorati ma il loro amore è ostacolato dalla madre della ragazza, Nadia (Dagmar Lassander), che disprezza le umili origini del giovane (definito un “sottoprodotto scimmioide”) e vorrebbe che la figlia si avvicinasse a una persona dal rango più importante (un parente dello zar) per garantirle un futuro economicamente più agiato. I due ragazzi vivono un amore del tutto platonico, facendosi grandi promesse di amore eterno ma senza concretizzarle in atti fisici. Quando Mascia scopre che sua madre ha intenzione di mandarla a Pietroburgo per allontanarla dal fidanzato decide di fuggire via con lui. I due, dopo aver percorso a piedi svariati km in un bosco sotto la neve, si rifugiano in un fienile e vengono aggrediti da tre briganti: Vanka, durante la colluttazione, viene colpito alla testa e perde i sensi. A quel punto i tre hanno gioco facile di Mascia e la violentano a turno…
Dopo quella terribile notte ritroviamo la ragazza a letto, muta e in stato di shock con lo sguardo perso nel vuoto. La madre teme uno scandalo e fa spargere la voce che sua figlia sia malata e abbia una brutta bronchite. Se si sapesse che ha perso la verginità in quel modo sarebbe disonorata agli occhi di tutti e nessuno la vorrebbe più, dunque anche il medico che l’ha visitata viene invitato a mantenere il più stretto riserbo. E se fosse anche rimasta incinta durante lo stupro? La nascita di un “bastardo” segnerebbe la fine…
Si rende necessario un matrimonio veloce e riparatore e Nadia si convince che, malgrado tutto, Vanka sia il candidato ideale: era svenuto dopo la lotta con i banditi e dunque non sa cosa sia realmente successo alla ragazza. La donna avvicina lo studente dinanzi all’università e gli chiede di andare a far visita a sua figlia; il giovane però, avendo sempre saputo dell’ostilità che la signora nutriva nei suoi confronti, la gela dicendole che dovrà partire a breve per Kiev in quanto ha vinto una borsa di studio e dovrà restare lì per almeno due anni.
E’ la sua grande rivincita e ne esce fuori da gran signore. Ma, mentre lo vediamo allontanarsi, lasciandosi la madre di Mascia alle spalle, un flashback rivelatore ci mostra un’ulteriore verità: dopo che nel fienile i tre balordi avevano fatto i loro comodi, Vanka si era ripreso e aveva tentato di soccorrere Mascia che però non rinveniva. Poi, approfittando del fatto che la poveretta era ancora priva di sensi, l’aveva violentata anche lui…

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Sicilia, anni ’30. Don Salvatore Cascemi (Enrico Maria Salerno) è un ricco latifondista, proprietario di numerosi terreni in quel di Vicari, provincia di Palermo. Uomo rispettato e temuto, ha raggiunto la mezza età da scapolo e vive con le due sorelle Concetta (Angela Goodwin) e Maria, due incallite zitelle timorate di Dio che trascorrono la loro esistenza barricate in casa. Durante uno dei suoi giri in paese nota una giovincella (Junie Vetusto) che non aveva mai visto prima e chiede informazioni al cascinale di Don Carmelo (Gianni Musy) e di sua moglie Anna (Annabella Incontrera): la ragazzina si chiama Santa, non è ancora sedicenne ed è rimasta da poco orfana. Poiché non ha altri parenti Carmelo e Anna hanno deciso di accoglierla in casa per farsi dare una mano con la loro fattoria. Don Salvatore resta molto colpito dalla cosa e dalla purezza e dal candore della giovane al punto che decide di portarsela a casa, sfidando l’ostilità delle sue due sorelle. L’arrivo della ragazzina in casa dovrà portare una ventata di aria fresca in un ambiente estremamente depresso e funereo.
Santa parla pochissimo, è timida e impacciata ma Don Salvatore cerca di metterla a proprio agio ed inizia a farle svariati regali. Col passare del tempo egli si rende conto di esserne sempre più attratto e, nel tentativo di ringiovanirsi, si fa tingere di nero dal barbiere i baffi e i suoi pochi capelli grigi, causando così uno svenimento alle sue sorelle. Non contento, dopo un po’ decide di volerla sposare e si mette contro tutta la sua famiglia.
Arriviamo quindi alla prima notte di nozze: Don Salvatore non aveva mai toccato Santa prima di allora e, dopo essersi avvicinato al suo corpo con il massimo rispetto, consuma con lei il primo rapporto sessuale. Quando alla fine si accorge che le lenzuola sono rimaste immacolate e che la ragazza non ha perso sangue capisce che Santa non è vergine. Sbigottito e incredulo, dapprima cerca di trovare spiegazioni illogiche (un incidente da piccola, un intervento chirurgico errato) ma poi, sentendosi truffato, urla e si prende a schiaffi. Alla fine la ragazzina confessa: era stato Don Carmelo, colui che l’aveva accolta in casa per la prima volta, ad abusare di lei in quanto suo “padrone”.
Don Salvatore non sopporta il disonore e la vergogna di non aver sposato una moglie vergine (oltretutto giovanissima), monta sul suo cavallo e raggiunge il cascinale di Don Carmelo quella stessa notte con terribili propositi di vendetta. Purtroppo per lui l’uomo è morto 3 giorni prima in ospedale per un problema legato alla milza, ma poco male: Don Salvatore è ormai fuori controllo e spara una fucilata alla moglie di Don Carmelo (forse sapeva che il marito si era ripassato la “bambina”?) e poi, tornato a casa, dapprima soffoca Santa con l’abito da sposa e poi finisce anche lei con altri due colpi di fucile.
Alle prime luci dell’alba si reca al centro del paese portando in braccio il corpo insanguinato della giovane e, dopo averlo depositato in terra di fronte alla caserma dei carabinieri, si costituisce.

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Cast principale:

Enrico Maria Salerno

Franca Gonella

Yves Beneyton

Dagmar Lassander

Junie Vetusto

Gianni Musy

Annabella Incontrera

Angela Goodwin

Regia: Marcello Andrei

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