san babila ore 20

Ispirato ad un fatto vero di cronaca nera (l’ omicidio a Milano  di Alberto Brasili, giovane studente aggredito una sera nei pressi di Piazza San Babila mentre era insieme alla fidanzata ed ucciso a coltellate da 4 giovani neofascisti), “San Babila ore 20” vuole essere, nelle intenzioni del regista Carlo Lizzani, una sorta di documento-verità. Egli, con la collaborazione degli sceneggiatori Ugo Pirro e Mino Giardia, punta a descrivere l’ evento in maniera cruda e asettica e, per dargli ancor più veridicità e fargli assumere un taglio documentaristico, sceglie di puntare su un cast di giovani attori sconosciuti in modo tale che il pubblico non veda sullo schermo “l’ attore” ma solo un personaggio ( tra l’altro questo esperimento neorealista era già stato attuato da Lizzani un anno prima nel bellissimo “Storie di vita e malavita”): non a caso i nomi degli attori non compaiono sui titoli di testa. La scelta autoriale funziona alla grande e descrive con freddezza il microcosmo di meschinità in cui sguazzano quattro giovani estremisti di destra nella Milano degli anni di piombo della metà degli anni ’70. I giovani neofascisti vengono identificati con un tipico abbigliamento facilmente riconoscibile (stivaletti a punta e occhiali da sole Ray-Ban a goccia) e si caratterizzano per la pochezza del loro spessore umano. Ovviamente, pur cercando di mantenere un registro neutrale, è palese la visione faziosa del regista (la cui ideologia comunista è nota anche ai sassi) ma va detto che il film è davvero magnifico, straordinariamente potente e lascia il segno. Le musiche di Ennio Morricone, poi, fanno il resto. Da vedere.

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Milano. Il film si svolge tutto nell’ arco di una giornata autunnale del 1976 e ci mostra le vicende di quattro ragazzi appartenenti come ideologia politica all’ estrema destra e per questo chiamati “sanbabilini” poichè utilizzano Piazza San Babila come loro punto di ritrovo abituale. Due di loro sono appena maggiorenni e vanno ancora al liceo e sono Michele detto Miki (Giuliano Cesareo) e Franco (Daniele Asti); entrambi appartengono a più che benestanti famiglie borghesi. Il terzo, Fabrizio (Pietro Brambilla), di poco più grande, non ha un lavoro e il quarto, Alfredo (Pietro Giannuso), è un immigrato di origini napoletane che lavora come magazziniere in un negozio di elettrodomestici. Dei quattro è sicuramente quello col passato più turbolento, visto che è stato in galera per aver violentato una ragazza all’ età di 14 anni (dalla giovane ha anche avuto un figlio e l’ ha poi sposata per “riparare”). Dopo aver presenziato al funerale di un vecchio gerarca del ventennio fascista i quattro si “scaldano” andando a spaccare un po’ di motorini parcheggiati all’ esterno del liceo Beccaria. Poi Miki e Franco vanno a scuola, Alfredo va al lavoro e Fabrizio trascorre la sua mattinata disegnando svastiche con altri amici sulla vetrina di un negozio di abbigliamento appartenente ad una famiglia ebrea per poi lanciare con la fionda, insieme ad altri sanbabilini, biglie di ferro ai passanti che tentano di cancellarle. All’ uscita di scuola Fabrizio si ricongiunge con Miki e Franco e il trio rimorchia in macchina una ragazza un po’ svampita, Lalla (Brigitte Skay); approfittando della chiusura per pausa pranzo del negozio dove lavora Alfredo i tre ci portano la ragazza e decidono che il più giovane, Franco, deve avere un rapporto sessuale con lei nel retro del deposito. La ragazza si presta anche volentieri al gioco ma Franco, di fronte all’ atteggiamento fin troppo disinibito della giovane, si mostra timido e imbranato e ha una reazione di rabbia violenta: la picchia e riesce a possederla solo con un manganello. Dopo la violenza la minaccia di morte con un coltello a serramanico se oserà rivelare ai suoi amici che non è riuscito a fare l’ amore con lei… Nel pomeriggio i ragazzi si ritrovano a Piazza San Babila dove sfila un corteo di sinistra. La cosa viene ritenuta un affronto e, dopo aver aggredito uno del corteo che si era attardato indietro da solo e che riesce a fuggire miracolosamente, inscenano a loro volta un altro corteo con molti altri sanbabilini marciando al passo dell’ oca per marcare il loro territorio. Miki, rimasto ferito nei tafferugli, decide di vendicarsi piazzando una bomba nella sede di un sindacato di sinistra: Franco, che non ha mai partecipato attivamente ad un’ “azione” viene incaricato di nascondere l’ ordigno ma, una volta dentro l’ edificio, si fa assalire dal panico ed abbandona in uno sgabuzzino dei bagni la borsa contenente la dinamite senza però accenderne la miccia che doveva avere una durata di 5 minuti, più che sufficiente quindi per raggiungere i “colleghi” e godersi il botto da lontano. Ovviamente l’ esplosione non avviene e Franco ne attribuisce la responsabilità alla miccia difettosa, da lui definita troppo umida. Il pomeriggio trascorre con un’ altra bravata: in un sexy shop i quattro acquistano dei falli di gomma e si divertono a schernire i passanti ma passa una volante e li porta in questura, dove vengono rilasciati dopo un po’. Intanto scende la sera e Fabrizio incontra un suo amico giornalista che gli chiede informazioni in cambio di soldi; Fabrizio lo informa del fallito attentato dinamitardo del pomeriggio (senza ovviamente fare i nomi dei colpevoli) ma il giornalista lo sorprende perchè era già a conoscenza della cosa e anzi gli rivela che la miccia non era mai stata accesa, evidentemente per paura da parte dell’ attentatore…. Quando Fabrizio incontra nuovamente Franco lo ricatta minacciando di rivelare agli altri camerati la sua codardia a meno che egli non compia un gesto forte che lo riabiliti, ovvero l’ uccisione di un “compagno” di sinistra: un delitto inutile…

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Cast principale:

Pietro Brambilla

Daniele Asti

Giuliano Cesareo

Pietro Giannuso

Brigitte Skay

Regia: Carlo Lizzani

Edizioni in dvd: Medusa

Formato video 1,85:1 anamorfico

Una replica a “San Babila ore 20 un delitto inutile (1976)”

  1. Il taglio documentarista funziona alla grande, e rende la pellicola veramente di grande risalto emotivo e scenico.

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