Quando Max Pezzali ha interpretato per la prima volta al festival di Sanremo del 2011 la canzone “Il mio secondo tempo” ne avevo ascoltato e apprezzato il testo, una riflessione sul percorso di vita di un uomo che, giunto alla soglia dei 44 anni, traccia un bilancio delle sue esperienze e si rende conto di essere appena a metà del viaggio e che forse il bello deve ancora arrivare (da qui il suo “secondo tempo”, proprio come in un film). Ora vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo con il cinema di genere italiano anni ’70, con il mio (o il nostro) vizio e con questo blog. La risposta è nel videoclip ufficiale della canzone, nato dalla creatività dei Manetti Bros, noti estimatori del cinema di genere italiano. Si parla di secondo tempo? Bene, l’ambientazione è proprio quella di un cinema e, mentre Pezzali canta il suo pezzo piazzandosi all’imbocco delle scale che conducono dalla platea alla galleria, ci viene mostrata la storia d’amore tra un venditore di bibite (Giampaolo Morelli) e una abituale frequentatrice del cinema (Francesca Inaudi). Tra i due nasce un fitto gioco di sguardi, ammiccamenti e sorrisi mentre intanto sul grande schermo scorrono immagini di eroi e avventure che sono in pratica i veri testimoni di ciò che avviene tra i due (il resto del pubblico in sala, naturalmente, guarda i film) fino a quando lui non nasconde un anello di fidanzamento all’interno di un sacchetto di popcorn per confessarle il suo amore. Solo un bambino (che simboleggia Pezzali da piccolo), seduto nella fila dietro la ragazza, nota la scena e sorride… Ma la cosa più gustosa qual è? Che tutta la storia si svolge in un lontano 1976… e quindi ambientazione d’epoca, locandine d’epoca che fanno bella mostra di sé nell’androne della sala e, soprattutto, immagini d’epoca prese da vari film italiani anni ’70 (commedie sexy, polizieschi e western). Sono riconoscibili le locandine di “Lo strano vizio della Signora Wardh”, “La coda dello scorpione”, “Perchè quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?”, “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Milano trema: la polizia vuole giustizia”, “Giovannona coscialunga disonorata con onore”, “Lo chiamavano Tresette… Giocava sempre col morto” e “La liceale”. Non solo: in alcune scene vediamo il simpatico faccione del buon Max che continua a cantare la canzone e si sostituisce, di volta in volta, ai personaggi sullo schermo… Ed ecco che, come per magia, Pezzali dapprima si trasforma nel Tomas Milian di “Milano odia: la polizia non può sparare” che sta per essere ucciso dal commissario Henry Silva, poi nel Pippo Franco di “Giovannona coscialunga disonorata con onore” che scarrozza a bordo della sua 500 Edwige Fenech, poi nel George Hilton che si avvia al patibolo in “Lo chiamavano Tresette… Giocava sempre col morto”, poi in Renzo Marignano che strabuzza gli occhi di fronte alle gambe aperte di Gloria Guida durante una lezione di storia dell’arte e in Enzo Cannavale al quale viene pestata una mano mentre è nascosto sotto il letto di Gisella Sofio ne “La liceale” ed infine nel malinconico Luc Merenda nel finalone di “Milano trema: la polizia vuole giustizia”. Potete notare meglio tutti questi particolari nei frames comparativi qui sotto. Oltre ad essere gradevole e simpatico, il video mi sembra un sincero e riuscito omaggio a quella meravigliosa stagione del cinema italiano che fu e mi è sembrato carino celebrarlo in occasione dei 100 film fin qui recensiti su questo blog. E poi, alla fine, vuoi vedere che magari anche Pezzali ha il mio vizio? 🙂
Scrivi una risposta a johntrent70 Cancella risposta